problemi col cibo
Nutrirsi è vitale per ogni essere umano.
Se si parla di vita si parla di cibo, ma quando si parla di cibo si parla inevitabilmente anche di corpo, e quando si parla di corpo si parla soprattutto del rapporto con se stessi e con gli altri. Perciò parlare di problematiche legate al tema del cibo significa immancabilmente includere nel discorso il rapporto con noi stessi e con gli altri.
E qui il discorso diventa già un pelino più complesso. Vediamo di fare un po’ di ordine.
Lo psicologo non è un dietologo o un nutrizionista: sembra una distinzione trascurabile, ma vi assicuro che non lo è. Quando si va da un professionista dell’alimentazione (com’è giusto che sia) il suo obiettivo è quello di aiutarci a comprendere come raggiungere un rapporto più o meno equilibrato col cibo (solitamente per eccesso o per difetto) rispetto al nostro abituale stile alimentare. A prescindere da chi siamo, egli tende ad uniformarci ad un certo ideale alimentare certamente più salutare per il nostro corpo, ma nel tempo sostanzialmente inefficace. Quante volte ci sarà successo di cominciare una dieta, perdere i chili che volevamo e immancabilmente giorno dopo giorno riprenderli uno alla volta anche con gli interessi?
Quando si parla con uno psicologo di cibo, invece, si parte sempre dal cercare di capire cosa esso racchiuda e cosa significhi specificatamente per ciascuno di noi.
Vi faccio un esempio: prendiamo l’anoressia. Potrei incontrare cento persone con lo stesso identico problema alimentare e ciascuna di esse avrà comunque la propria motivazione per cui quasi smette di mangiare, distorce la propria immagine corporea tanto da percepirsi in modo del tutto alterato e, in alcuni casi, arriva addirittura a mettere a repentaglio la propria vita; ma, in ogni caso, non potrei comunque affermare di essere in grado di capire perché gli esseri umani sviluppano comportamenti anoressici.
Parlare genericamente di problemi alimentari, purtroppo, significa poco o nulla; capire come mai una certa persona in un dato momento della propria vita ha iniziato a sviluppare una specifica serie di comportamenti dannosi per la propria salute è invece l’obiettivo del lavoro psicologico. Una volta colta la nostra specifica motivazione, ci sentiremo certamente meno “strani” e nel tempo potremo provare a cercare strategie alternative magari per riuscire a raggiungere lo stesso identico obiettivo (piacere agli altri, ricevere affetto e attenzioni, sentirci apprezzati, volerci bene, ecc. ecc.) senza dover necessariamente danneggiare in qualche modo il nostro corpo (e quindi noi stessi).