Dopo il mio primo articolo “Come faccio ad essere felice?” ecco che mi torna la voglia di riprendere in mano questo argomento con una piccola guida pratica, una sorta di Bignami da portare sempre con noi nella nostra quotidianità.
Se vi andrà, alla fine di questo post, lasciate pure un commento: sarò lieto di leggere cosa ne pensate ed eventualmente accogliere i vostri preziosi suggerimenti.
Eccovi quindi 5 piccole intuizioni su come passare dalla teoria alla pratica.
1. Non esiste percezione di felicità senza consapevolezza.
A che serve perseguire un obiettivo se poi non riesco ad accorgermi di essere felice di averlo raggiunto? E a cosa serve cercare la felicità, se in fondo non so davvero cosa mi renda felice? Due domande che non si possono evadere sul cammino della vita. Ora non voglio di certo affermare che la psicoanalisi sia l’unica strada per giungere alla consapevolezza di sé e della propria vita, però è il sentiero che io stesso ho sperimentato e che ha funzionato per me e per un sacco di persone che conosco. Se voi ne conoscete degli altri seguiteli fino in fondo come io ho seguito il mio, io non sono invidioso.
2. La felicità è una condizione attiva.
Se trascorro la vita a crogiolarmi nella mia infelicità seduto sul divano, non riuscirò mai ad essere felice. Per poter essere felici bisogna alzarsi e andarsi a prendere ciò che desideriamo. La felicità non busserà alla nostra porta un giorno, piuttosto potremmo forse incontrarla lungo la nostra strada. Anche solo uscire di casa e interagire casualmente con qualcuno mi porterà più vicino all’essere felice che rimanere steso sul letto a fissare il soffitto mentre mi lamento che la mia vita non è come la vorrei.
3. La vera felicità è senza SE.
Spesso tendiamo ad associare il concetto di felicità al verificarsi di una serie di condizioni esterne a noi sulle quali peraltro non abbiamo un grande potere. Proviamo con un paio di esempi. Sarò felice SE avrò finalmente la mia promozione al lavoro, SE i miei genitori smetteranno di rompere le scatole, SE il mio partner diventerà come io lo voglio. E continuate pure voi fino a quando non vi sarete stancati di sentirvi impotenti. Ecco la fregatura: una felicità che non dipende da noi è certamente più che godibile, ma è più legata al verificarsi di una condizione fortuita che al nostro agire quotidiano. La felicità di cui parlo io è una condizione che prescinde dalla fortuna e ha a che fare col percepire le possibilità intorno a noi e con lo sfruttarle al massimo delle nostre potenzialità. Semplice, no?
4. La felicità ha a che fare con la semplicità.
Ecco la mia preferita, la felicità è una cosa semplice. O, per dirla in altri termini, la vita non è un film. Siamo abituati a percepire la felicità come se fossimo i protagonisti di una qualche commedia hollywoodiana in cui in fondo sappiamo perfettamente fin dal primo minuto che i protagonisti alla fine del film avranno realizzato ogni loro più piccolo desiderio. Ma rifletteteci con me, abbiamo davvero bisogno di tutto questo per essere felici? O alla fine sono le cose semplici che determinano la qualità della nostra vita?
5. Non si può essere felici da soli.
Ed ecco la più complessa, una volta che abbiamo la possibilità di soddisfare i nostri essenziali bisogni primari (un tetto sotto cui stare, qualcosa da mangiare e la sicurezza di poter arrivare a fine mese senza grossi patemi d’animo) ciò che farà la differenza nell’essere felici o meno sarà la qualità delle nostre relazioni. Perché è la più complessa? Perché al contrario degli altri punti non dipende soltanto da noi e questo tende a spaventarci e a farci sentire impotenti. Ma c’è differenza nel dire che non dipende completamente da noi e il dire che non possiamo fare nulla per migliorare la qualità delle nostre relazioni. Nonostante sia la più complessa, infatti, tendiamo a concedere a questa attività soltanto le nostre energie residuali di fine giornata, lasciando quelle migliori al lavoro o alla scuola. Provare a fare la differenza parte anche dal prendersi cura delle nostre relazioni più importanti come una delle nostre attività principali e non come ciò che rimane quando non ho altro da fare.
Bene, spero che queste intuizioni possano essere utili anche a voi.
Per me lo sono state, altrimenti non potrei dirvi che io, in questo momento, mi sento felice.
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